Massimo Stanzione (?, 1585 - Napoli, 1656) - Il culto universale dei Santi Medici - Iconografia e Venerazione dei santi Cosma e Damiano

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titolo del sito del comitato feste patronali di Alberobello
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ICONOGRAFIA E VENERAZIONE DEI SANTI MEDICI COSMA E DAMIANO
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Massimo Stanzione (?, 1585 - Napoli, 1656)

Nacque a Orta di Atella [129] o a Frattamaggiore [130] nel 1585, morì a Napoli nel 1656. La storia della sua formazione artistica è pressoché incerta. Probabilmente fu allievo di Fabrizio Santafede e Battistello Caracciolo per poi arricchire il suo stile a Roma, quando vi si trasferì nel 1617 per soggiornarvi fino al 1630. A Roma Stanzione si orientò verso una pittura eclettica che trova spunti in Michelangelo Merisi da Caravaggio, Guido Reni, Artemisia Gentileschi, Annibale Carracci e Simon Vouet. Attento alla produzione locale napoletana, aprì ben presto un percorso che si affermerà nella pittura partenopea del XVII secolo, divenendo di fatto uno dei principali pittori napoletani agli inizi del XVII secolo. La data di esecuzione della tela i santi medici Cosma e Damiano di Massimo Stazione sembra essere coeva all'opera, ma è considerata apocrifa da Schütze e Willette [131], presumibilmente in base alla stesura più rozza dei caratteri ed alle differenze della grafia rispetto a quella dei molti monogrammi noti sui dipinti di Stanzione.
Come proposto da Schütze (cit.), il presente dipinto si colloca nei primissimi momenti dell'attività di Massimo Stanzione, agli inizi del terzo decennio del Seicento, e secondo lo studioso fa parte di un ristretto numero di opere che dovrebbero precedere la 'Adorazione dei pastori' a Napoli, Certosa di San Martino, Capitolo dei Padri, documentata entro il 1626. Schütze accosta il presente dipinto alla 'Cena in Emmaus' di Stanzione a Roma, Palazzi Vaticani. "Se l'effetto del Divino nel dipinto vaticano si è concretizzato solo attraverso lo sguardo rivolto al cielo e la splendente luce candida sul volto di Cristo, il capo dei santi Cosma e Damiano è sovrastato invece da un'aureola piena di luce". Secondo lo studioso l'opera "dimostra che lo Stanzione, malgrado il modellato naturalistico dei personaggi, anche in un dipinto del genere è legato ancora alla tradizione di un Santafede", cioè a quella sintesi di manierismo e di pittura naturalistica che caratterizza i maestri della generazione di transizione al caravaggismo a Napoli.
Sempre per Schütze  "Non è da escludere che il dipinto bolognese sia il frammento di una composizione in cui, in passato, compariva la Madonna al di sopra dei due Santi". Questa supposizione è smentita dal fatto che durante il restauro il dipinto ha palesato l'esistenza di cimose su tutti e quattro i lati, e dunque risulta concepito come attualmente lo vediamo.
Peraltro l'iconografia dei due santi medici a mezza figura, sottolineata dalla palma del martirio e dal fatto che "il Santo sulla destra ha in mano un libro con la scritta 'Galeno' ed un cofanetto che sembra contenere un preparato anatomico" (cf. S. Schütze, ibidem), è ribadita con poche varianti in una versione pressoché coeva di Battistello Caracciolo a Berlino, Gemäldegalerie. Il soggetto del presente dipinto ha spinto Schütze ad ipotizzare che "la scelta del tema e l'accurata riproduzione del preparato anatomico lasciano supporre che il committente sia stato forse un anatomista".
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