Donatello - Il culto universale dei Santi Medici - Iconografia e Venerazione dei santi Cosma e Damiano

Patroni di Alberobello
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titolo del sito del comitato feste patronali di Alberobello
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ICONOGRAFIA E VENERAZIONE DEI SANTI MEDICI COSMA E DAMIANO
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Donatello

anonimo del XVI secolo, Louvre
Nacque a Firenze nel 1386, figlio di Niccolò di Betto Bardi, cardatore di lana non imparentato con la famiglia comitale dei Bardi. La sua era una famiglia modesta. La prima menzione documentata risale al 1401, quando a Pistoia venne segnalato per il fatto poco onorevole di aver picchiato un tedesco di nome Anichinus Pieri, procurandogli ferite piuttosto serie. Ne seguì una condanna che in caso di reiterazione recidiva avrebbe portato a una salata multa in denaro. Non si conoscono altri episodi di violenza che lo coinvolsero, anche se in numerosi aneddoti dei biografi è tramandato un temperamento piuttosto passionale. La presenza in Pistoia potrebbe essere legata ai lavori del giovane Filippo Brunelleschi e della bottega di Lunardo di Mazzeo e Piero di Giovanni per l'altare di San Jacopo, magari nel ruolo di garzone-apprendista.

Una formazione come orafo, allora molto comune per chi voleva intraprendere una qualsiasi carriera artistica, è suffragata solo da prove indiziarie come questa e non è sicura. Nel 1402, fino al 1404, fu a Roma con Brunelleschi, più anziano di lui di circa dieci anni, per studiare l'"antico". Tra i due si andava instaurando un intenso rapporto di amicizia ed il soggiorno romano fu cruciale per le vicende artistiche di entrambi. Essi poterono osservare i copiosi resti antichi, copiarli e studiarli per trarre ispirazione. Il Vasari racconta come i due vagassero nella città spopolata alla ricerca di "pezzi di capitelli, colonne, cornici e basamenti di edifizi, arrivando a scavare quando li vedevano affiorare dal terreno.
Le dicerie iniziarono presto a circolare e la coppia veniva chiamata per dileggio "quella del tesoro", poiché si pensava che scavassero alla ricerca di tesori sepolti, e in effetti in qualche occasione rinvennero materiali preziosi, come qualche cammeo o pietra dura intagliata o, addirittura, una brocca piena di medaglie [121]. Nel 1404 Donatello era già tornato a Firenze da solo, per collaborare, nella bottega di Lorenzo Ghiberti, fino al 1407, alla creazione dei modelli in cera per la porta nord del Battistero. Questa attività retribuita, legata alla lavorazione dei metalli, ha altresì fatto supporre la conoscenza dei rudimenti dell'attività di orafo. Nel 1412, infatti, una nota nel registro della corporazione dei pittori lo indica come orafo e scalpellatore. Tra le numerose opere eseguite da Donatello non mancano i riferimenti ai santi Cosma e Damiano. Infatti nella Sagrestia Vecchia della basilica di san Lorenzo a Firenze troviamo uno stucco policromo dedicato ai Nostri. La sua forma è quella di un quadrato sormontato da un semicerchio (215x180cm) e circondato da una cornice. Risale al 1428-1443 e sebbene vari studiosi abbiano proposto datazioni entro intervalli più brevi, non c'è accordo al riguardo. Infatti nel restauro del 1984-1986 è emersa una qualità esecutiva inferiore nel rilievo dei santi Cosma e Damiano, che ha fatto ipotizzare la mano di un assistente, forse Michelozzo [122]. Le obiezioni di Brunelleschi sono più facilmente immaginabili a proposito degli interventi ai lati della scarsella: la ricchezza decorativa, la policromia e un certo horror vacui di queste opere sono infatti quanto di più lontano dall'austera semplicità dell'architettura.

La coppia di santi è trattata in maniera simile ai tondi degli Evangelisti, ovvero con figure monumentali e isolate, rese con la bicromia bianco/azzurro, in questo caso arricchita, oltre che dalle aureole dorate, anche da una serie di dettagli disegnati col nero, soprattutto nelle vesti.

I Santi Cosma e Damiano erano due gemelli che praticavano l'attività di medici-chirurghi, per cui vennero scelti dai Medici come santi protettori per l'analogia col loro cognome. Essi sono riccamente abbigliati all'antica ed appaiono come rivolti l'uno all'altro in un dialogo. Sulla spalla hanno appoggiato il berretto da medico che contraddistingue le loro raffigurazioni. Uno dei due tiene in mano un libro, mentre l'altro ha la tipica scatola degli unguenti. La cornice in rosso mattone bilancia coloristicamente l'insieme, riprendendo il colore dominante nei tondi delle Storie di San Giovanni Evangelista. Vi sono raffigurati in bianco due anfore all'antica dove escono elaborati racemi floreali che ricordano i viticci allora in voga (come quelli del lavabo del Buggiano in Duomo) e sono diversi da quelli della cornice sull'altra parete. In mezzo si trova una conchiglia dorata, simbolo di pellegrinaggio cristiano. Negli spicchi ai lati dell'arco si trovano due cherubini bianchi su sfondo azzurro.
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