Claudio Francesco Beaumont (Torino, 4 luglio 1694 – Torino, 21 giugno 1766) - I Santi Medici nell'Arte -Iconografia e Venerazione dei santi Cosma e Damiano

ICONOGRAFIA E VENERAZIONE DEI SANTI MEDICI COSMA E DAMIANO
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Claudio Francesco Beaumont (Torino, 4 luglio 1694 – Torino, 21 giugno 1766)

Claudio Francesco Beaumont (Torino,1694 - Torino,1766)
Creato: Martedìì 1 Dicembre 2015 10:40 | Ultima modifica: Martedìì 1 Dicembre 2015 12:12 | Pubblicato: Martedìì 1 Dicembre 2015 18:58 |  
acque a Torino il 4 luglio 1694 (Libro dei Batezati, Torino, chiesa di S. Eusebio, ora Archivio della chiesa di S. Filippo). Poco si conosce della prima giovinezza, oltre le notizie sull'educazione presso scuole di grámmatica e retorica, di architettura e matematica, dirette dai gesuiti. La prima notizia documentata si riferisce a un viaggio del B. a Bologna, dove soggiornò dal febbraio al dicembre 1716, e dove si può dedurre ch'egli abbia condotto studi nelle chiese di quella città, con attenzione ai quadri della locale accademia tardo seicentesca. Nel dicembre dello stesso anno è a Roma, e una lettera indirizzata al fratello lo documenta alla scuola di F. Trevisani, che avrà grande influenza su di lui. Le relazioni dei ministri a Roma al re di Sardegna provano che
egli gode, anche in quella città, della protezione del sovrano. Nell'intervallo fra il ritorno a Torino (1719) e il secondo soggiorno romano (1723) il pittore riceve commissioni per la reggia torinese; tra queste è un soffitto con l'Aurora al secondo piano del palazzo, documentato. Nel 1723, dopo esser stato priore della confraternita di S. Luca in Torino, ritorna a Roma dove soggiornerà fino al 1731- Il Trevisani dà "ottime relazioni circa la sua habilità" ed il giovane piemontese si inserisce, come già nel primo soggiomo, nell'ambiente dei pensionati dell'Accademia, di Francia a Roma; come essi "attende a perfezionarsi nella sua professione sì nelle accademie che nelle case dove si trovano gli originali dei più famosi pittori".

Il tratto frivolo, elegante, che muove le allegorie con effetti lievi, e le esprime decantate, con colore glittico entro un disegno abile e sottilmente accademico, si riconduce apertamente all'accademia del Trevisani, il maestro del rococò romano e, in certo senso, europeo.

È, documentata la fervida attività del B. per i castelli piemontesi: per Rivoli (1724-25: un S. Giovanni Battista e un S. Pietro) e per il Palazzo reale. Egli si inserisce nell'ambiente juvarriano, palesandosi tuttavia, accanto all'architetto, aulico e artificioso, con risultati che, per virtuosismo e sicura abilità, richiamano l'accademia romana.

Nel 1724 il re di Sardegna raccomanda il B. a Wleughels, direttore dell'Accademia di Francia a Roma, di passaggio a Torino.

Nel 1725 il B. è membro dell'Accademia di S. Luca a Roma. Del 1727 è un documento che accorda al pittore lire 2000 annue, primo passo per la nomina a pittore di corte, che avverrà nel 1731.

Nel 1727 una grave malattia lo obbliga al riposo e il re lo aiuta con una gratifica. Di questo anno è documentata una Elena (ora perduta) per il castello di Rivoli, di cui e ricordo in un disegno al Museo Civico di Torino, oltre che nelle scene dei cartoni per arazzi. Il repertorio del B. si forma in questi anni, valendosi dell'iconografia cara al Trevisani, come si riconosce dai soggetti della Sofonisba (inviata da Roma nel 1729; a Palazzo Madama, Torino, fino all'800, e poi in collezione privata), atteggiata secondo i canoni del marattismo.

Nel 1730 il re richiama insistentemente il pittore a Torino, per lavori di decorazione. Ma il B., stava ultimando la Beata Margherita, destinata, come il S. Carlo che comunica gli appestati, alla chiesa di Superga. Insieme con la Deposizione per S. Croce, Torino, le tele per Superga ricordano il gusto del marattismo imperante nelle chiese romane e napoletane, con richiami a G. Brandi, S. Conca e al Trevisani. Al luglio 1731 risalgono le patenti regie con la nomina del B. a pittore di corte. Una lettera del pittore datata 4 luglio 1731 avverte che ha già ricevuto commissione per la decorazione ad affresco o encausto della camera da lavoro e del gabinetto della toeletta; accanto al pregadio, che, sarà decorato alle pareti con tele del Van Loo e nella volta da un allievo del B.

I pagamenti, per preparare le volte, risultano a Torino, Bibl. reale, Registri Discarichi (III, 280, 281); nel 1732-33 il B. riceve gratifiche per aver lavorato oltre il termine stabilito; ma di particolare importanza è di questi anni, la Descrizione delle pitture terminate l'anno 1733 da Claudio Beaumont nella Real camera e Gabinetto del Regio Palazzo di Torino dedicate al Re Carlo Emanuele di Sardegna felicemente regnante (autografo in Biblioteca Reale, Torino; mentre al Museo civico sono conservati disegni preparatori di queste opere).

Intanto fin dal 1734 (Torino, Bibl. Civica, Nomis di Cossilla, doc. 3, lettera del B. del 17 giugno) il B. prende accordi con il Demignot, maestro arazziere, per la fabbrica che il re desidera a Torino, dove sarà tessuta su suo bozzetto e cartone una serie di storie. Le regie patenti relative alla fabbrica saranno del luglio 1736 [266].

Nel 1736 il pittore è nominato cavaliere dell'ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Al. 1737 risale la volta (Giudizio di Paride)sovrastante le lacche e le cornici architettate, da Juvarra nel gabinetto cinese dei Palazzo reale.

Il 22 marzo 1737 il pittore è inviato a Venezia per trattare l'acquisto di quadri (lettera del marchese d'Ormea, in Archìvio di Stato di Torino, Lettere ministri, Venezia, 11 maggio 1737) e qui egli prende contatto, con molta probabilità, con pittori già attivi per le sovrapporte di Palazzo Reale, come Sebastiano Ricci e G. B. Pittoni, che saranno normativi per lo svolgimento successivo del suo stile. Così si deduce dagli affreschi della grande galleria o, armeria reale (per cui vi sono pagamenti al 1737).

L'armeria segna un procedere, in concitazione formale, cui non era estraneo l'esempio dei napoletani presenti allora a Torino con il Solimena e in seguito con il De Mura.

Al 13 giugno 1738 risale il Regio Biglietto di Carlo Emanuele III (cfr. Torino, Pinac. Sabauda, Miscellanea Vico), con cui s'istituiva nel palazzo dell'università degli studi la scuola di disegno per pittori, scultori e tappezzieri affidata al Beaumont.

Intanto il pittore è attivo per le chiese del Piemonte: nel 1740 gli è saldata la pala d'altare rappresentante la Beata di Chantal e s. Francesco di Sales per il monastero della Visitazione di Pinerolo (Archivio del monastero); nel 1748, 5 nov., e 1749, 27 maggio (Cuneo, Biblioteca Civica, Archivio della Città, Ordinati, pp. 204-205, 222), riceve pagamenti per dipinti con i Beati protettori della Città, il beato Angelo e s. Eurosia.

Del 1748 è datata la Descrizione delle pitture fatte nella Nuova Galleria o Galleria delle Battaglie del Palazzo Reale (Stamperia Reale, MDCCXLVIII; cfr. C. Rovere, 1858, pp. 215-17).

Lo stile del B. accentua i passaggi coloristici intensi, come richiedeva allora la pratica nella scuola di arazzi cui egli, dedicava numerosi bozzetti e per cui "tralignò a poco a poco in crudezza e poco accordo di colori", (Lanzi).

Nel 1755 il pittore inizia la grande ancona per la chiesa del Carmine di Torino, con il Beato Amedeo, che sarà collocata sull'altare nel 1760. E ormai volgeva al termine la polemica condotta dal pittore di corte, contro altre correnti meno accademiche e di più autentico rococò, come si può dedurre confrontandone l'opera con l'evoluzione del De Mura a Torino (1742), gli interventi del Crosato (1733; cfr. A. Grigeri, Il "rococò" a Torino e G. B. Crosato, in Paragone, XII[1961], a. 135, pp. 42-52) e del Guglielmi (1755).

Nello stesso anno 1755 il B. figura nell'elenco dei governatori dell'Oratorio di S. Giovanni Battista Decollato detto della Misericordia di Torino (Archivio della Confratemita), e risale quasi certamente a quell'anno la pala nella stessa chiesa, impostata scenograficamente, con brani di verità da riuscire normativi anche per il gruppo degli scultori che lavorarono a Torino dopo il 1740, come il Clemente e il Bemero [267].

Del 1762 è la pala per S. Maria Maggiore di Racconigi, come risulta da una lettera dell'architetto B. A. Vittone (Racconigi, Arch. parrocchiale di S. Maria Maggiore, fasc. Carte e ricevute).

Il 21 giugno del 1766 il primo pittore di S.R.M. muore in età di anni 72, come è attestato dal Liber Defunctorum nell'Archivio di corte presso la cattedrale di Torino, e viene sepolto nella chiesa di S. Teresa il 22 giugno.

Per un elenco delle opere del B. citate dalle fonti e per altri documenti, cfr. A. Baudi di Vesme, in Schede Vesme - L'arte in Piemonte dal XVI al XVIII secolo, I, Torino 1963, ad vocem.

Dei figli del B. ricordati dalle fonti e dai documenti sicuramente fu pittore Carlo Emanuele, nato nel 1715 - morto l'8 nov. 1736 - come si apprende da un epitaffio nella chiesa di Castiglione Torinese, che lo dice figlio di Claudio pittore regio e maestro di pittura dell'afiora adolescente Vittorio Amedeo III.

Nel libro parrocchiale di Castiglione è riferita concordemente la data della sua morte in età di anni 20. Il Bartoli (1776, p. 62) cita un'opera di lui nella chiesa della confraternita del Gesù a Moncalieri, altare sinistro, con S. Margherita da Cortona, eseguita con l'assistenza del padre.

Costantino, avvocato, morì il 21 ott. 1763 in età di anni 35. Da Vittoria discese la famiglia Revelli, che a Grugliasco, presso Torino, fino al 1950 circa, possedeva beni e ricordi del pittore, tra cui bozzetti.

VincenzoAnnibale, abate e canonico, è ricordato in documenti del 1766, dopo la morte del padre, come suo erede universale, e come tale riceve pagamenti dalla Real Casa.

Un pagamento del 1778 induce a credere che egli si occupasse di pittura, dopo aver sistemato le opere superstiti del padre e i disegni, forse lo stesso album del padre ora al Museo Civico di Torino. Il pagamento in questione si riferisce a "spese fatte nella formazione di otto quadri rappresentanti ritratti di diversi Sovrani della Casa di Savoia e spediti all'Imperatrice delle Russie".
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