Giovanni da Fiesole (1395 - 1455) detto Beato Angelico - Il culto universale dei Santi Medici - Iconografia e Venerazione dei santi Cosma e Damiano

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titolo del sito del comitato feste patronali di Alberobello
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ICONOGRAFIA E VENERAZIONE DEI SANTI MEDICI COSMA E DAMIANO
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Giovanni da Fiesole (1395 - 1455) detto Beato Angelico

artista, pittore
uido di Pietro Trosini, detto Beato Angelico, nacque a Vicchio Mugello tra il 1395-1400. Non si conosce nulla della sua formazione, le sue prime opere di pittura sono andate 
perdute; fu anche un miniatore, tra le sue realizzazioni c'è la Madonna dei Domenicani del Messale numero 558 del museo di San Marco. Dell'attività giovanile restano probabilmente il Trittico di San Pietro martire e la Madonna con Bambino e santi, entrambe al museo di San Marco a Firenze. 
La Pala di San Marco fu considerata fin dalla sua nascita un'opera eccezionale e prestigiosa: era il più importante dipinto commissionato da Cosimo, il cittadino più importante di Firenze, era un manifesto mediceo e al tempo stesso dell'importante Ordine dei Domenicani Osservanti. Inoltre 
era destinata a un ambiente architettonico rivoluzionario e innovativo, e la pala stessa fu all'altezza del compito per quanto riguarda le novità e le capacità  artistiche dispiegate. La sua incisiva influenza sulle opere successive impedisce oggi di apprezzarne appieno la portata originale, e lo stato di conservazione mediocre ha definitivamente compromesso la finezze originali nel colore, nella luce e nella resa dei dettagli. Innanzitutto si tratta di una pala "alla moderna", di forma quadrata, ed una dei più antichi esempi documentati di Sacra Conversazione, dove cioè i santi sono rappresentati attorno alla Vergine in maniera naturale, con rimandi di gesti e sguardi come se stessero appunto conversando. La spazialità è più ampia ed ariosa che nelle pale d'altare precedenti, con principi costruttivi avanzati, che fanno sembrare gli espedienti del tabernacolo dei Linaiuoli (la finta incassatura della nicchia, 1433-35) o della Pala di Perugia (la panca in secondo piano, 1437) come stratagemmi relativamente rudimentali. Al centro si trova la Vergine col Bambino su un alto trono (una "Maestà"), dove convergono le linee prospettiche. La copertura è un arco entro una cornice architravata, in stile rinascimentale ispirato alle opere di Lorenzo Ghiberti e altri.
Attorno a Maria si trovano due gruppi di angeli e, più avanti seguendo una disposizione a semicerchio, i santi, tra cui si riconoscono (grazie anche all'iscrizione dei nomi nelle aureole) da sinistra san Lorenzo (con la mano alzata, protettore di Lorenzo il Vecchio, fratello di Cosimo), san Giovanni Evangelista (protettore di Giovanni di Bicci, padre di Cosimo), san Marco (titolare della chiesa), san Domenico, san Francesco d'Assisi e san Pietro Martire. Marco tiene in mano il suo Vangelo, aperto all'episodio in cui Gesù insegna nella sinagoga lasciando stupefatti i dottori e poi ingiunge agli apostoli di non mettersi in viaggio senza altro che un bastone: "non pane non bisaccia, non rame alla cintura" (VI, 2-8). I due santi di sinistra infatti sembrano riflettere lo stupore di coloro che ascoltarono Cristo nella sinagoga, mentre i santi di destra sono i fondatori degli ordini che osservano la regola della povertà apostolica. Sul manto della Madonna si trova una citazione dell'Ecclesiaste, dove si parla degli alberi simbolici che si vedono sullo sfondo.
Davanti alla Vergine si trovano infine inginocchiati i santi Cosma e Damiano, una posizione innovativa che venne poi spesso copiata. San Cosma in particolare, patrono di "Cosimo" il vecchio, è girato verso lo spettatore e se un pittore di qualche decennio dopo vi avrebbe inserito magari il ritratto del committente nelle sue fattezze, l'Angelico dovette simboleggiare con la sua posa che sembra fare da tramite tra la divinità e lo spettatore, l'atteggiamento di Cosimo de' Medici e del suo mecenatismo. Le varie figure sono scalate con consapevolezza in profondità.

Al centro in basso si trova un quadro nel quadro, una piccola rappresentazione della Crocifissione che sormontava, originariamente, il pannello centrale della predella con la Pietà. Questa rappresentazione, senza precedenti noti, chiude il significato religioso dell'intera pala offrendo un ulteriore spunto di riflessione religiosa e accorda le implicazioni sentimentali dei protagonisti del pannello centrale.
Innovativa è la rappresentazione del tappeto anatolico in primo piano, che evidenzia la complessa impostazione prospettica ed è simbolo di prestigio e ricchezza. Prima dell'Angelico un elemento del genere era stato usato solo dai maestri fiamminghi (come Jan van Eyck nella Madonna di Lucca, 1436). Anche lo sfondo è altamente originale e venne in seguito copiato molto spesso, con la cortina oltre la quale spuntano cipressi, cedri e altri alberi, tra cui una simbolica palma, che allude al sacrificio di Cristo. Questo tipo di fondale viene da alcuni attribuito a un'idea di Masaccio presente in un affresco della Cappella Brancacci (Resurrezione del figlio di Teofilo a San Pietro in cattedra), ma altri lo escludono, assegnando tale elemento all'intervento riparatore della fine del Quattrocento di Filippino Lippi.

La predella della pala di San Marco è composta da nove pannelli oggi sparsi in più musei. Esse sono:

  • Guarigione di Palladia, National Gallery of Art, Washington D.C.
  • San Cosma e san Damiano davanti a Lisia, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera
  • San Cosma e san Damiano salvati dall'annegamento, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera
  • Condanna al rogo dei santi Cosma e Damiano, National Gallery of Ireland, Dublino
  • Crocifissione dei santi Cosma e Damiano, Alte Pinakothek, Monaco di Baviera
  • Decapitazione dei santi Cosma e Damiano, Museo del Louvre, Parigi
  • Sepoltura dei santi Cosma e Damiano, Museo nazionale di San Marco, Firenze
  • Guarigione del diacono Giustiniano, Museo nazionale di San Marco, Firenze

  • Al centro si trovava la Pietà, mentre ai lati si trovavano otto storie dei santi Cosma e Damiano, sei sul lato principale e la prima e l'ultima sui fianchi. Queste tavole, relativamente grandi per una predella (circa 36×46 cm), sono in larga parte autografe dell'Angelico e, a parte la tavoletta di Washington, in stato di conservazione ottimale. l'Angelico vi diede uno dei più alti saggi della sua arte nella rappresentazione di scene animate, ricche di invenzioni e notevoli da un punto di vista compositivo, luministico e del colore.


    Altra opera importante è la Pala di Annalena, trattasi di una Sacra conversazione, con la Madonna col Bambino assisa al centro di un trono (con la nicchia a conchiglia tipica degli artisti del primo Rinascimento), affiancata da tre santi per lato: a sinistra san Pietro Martire e i santi Cosma e Damiano, protettori dei Medici riconoscibili dalle berrette rosse; a destra si trovano san Giovanni Evangelista, san Lorenzo e san Francesco d'Assisi.
    La pala è dotata di predella con Storie dei santi Cosma e Damiano, protettori dei Medici. Degli otto pannelli originali se ne conoscono solo sette:

    • San Damiano riceve denaro
    • San Cosma e San Damiano davanti al proconsole Lisia, in loco
    • San Cosma e San Damiano salvati dall'annegamento, in loco
    • San Cosma e San Damiano vanamente condannati al rogo, in loco
    • San Cosma e San Damiano vanamente crocifissi e lapidati, in loco
    • Martirio dei Santi Cosma e Damiano, in loco
    • Guarigione del diacono, a Zurigo, Kunsthaus

    Forse esisteva un pannello centrale con una Pietà, come nella pala di San Marco. Gli studiosi non sono concordi nell'attribuire l'autografia della predella all'Angelico. Secondo John Pope-Hennessy essa sarebbe stata dipinta da seguaci del frate dopo la sua partenza per Roma (1445). Altri invece le ritengono autografe e i loro modelli, più semplici, avrebbero fatto da punto di partenza per le analoghe scene nella Pala di San Marco (1438-1443).
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